Il nemico esterno

“Spezzeremo le reni a Malta” , e poi alla Spagna socialista , che abbiamo gia’ piegato al nostro volere, poi a Germania della Merkel, a Francia e Olanda, sotto le cui bandiere agisco ONG “complici del business degli scafisti” . La strategia di Salvini non “rischia” d’isolarci dalla comunità’ internazionale ed Europea: “punta” a quello. Lo spettro del nemico esterno (l’Europa, la Germania, gli immigrati, Malta, Neri, Musulmani e Rom)  serve a ridurre al silenzio il nemico interno, che viene accusato di complicità con i nemici della Nazione. Questo nemico interno e’ rappresentato non tanto quel che resta del PD, quanto dalle istituzioni  formali e reali che assicurano l’equilibrio dei poteri, i  pesi e contrappesi della democrazia rappresentativa, a cominciare dalla Presidenza della Repubblica, accusata di alto tradimento, e dalla stampa indipendente. E’ molto triste constatare per esempio che il Corriere della Sera ad oggi si e’ rifiutato di pubblicare la lettera di 60 tra i migliori economisti accademici del paese (tra cui io) per rettificare una grave serie di sciocchezze e imprecisioni apparse in un articolo sul debito pubblico di Milena Gabanelli.

La strategia del nemico esterno e’ esemplificata da Giorgia Meloni. Questa in una recente intervista televisiva a “non e’ l’arena”,  ha sostenuto che c’e’ la mano di Soros (!) dietro i barconi di immigrati. La finanza internazionale finanzia la tratta degli schiavi e complotta per affamare il nostro popolo, facendo arrivare manodopera a basso costo e provocando la caduta dei salari per intascare pingui profitti. Il panorama politico e’ sconcertante. Forza Italia, senza più’ guida, segue mestamente il nuovo Capo nella speranza di raccogliere briciole elettorali; il M5S, privo di qualunque cultura politica e istituzionale sembra non rendersi conto neppure della minaccia alla propria sopravvivenza costituita da Salvini.

E’ facile immaginare come questa strategia potrebbe proseguire sui temi economici: violazione degli impegni europei di finanza pubblica con massicci disavanzi di bilancio per finanziare le promesse del “contratto”; invettive contro la Commissione che ci sottopone alla Procedura di Infrazione:  rivolta contro il “complotto dello spread” in cui BCE, agenzie di rating e finanza ebraica si alleano per aumentare (veri strozzini) gli interessi sul nostro debito (che invece risulta “perfettamente sostenibile” in base a qualche studio non pubblicato della CONSOB); rifiuto infine della “resa” alla Troika; uscita dall’Euro e ritorno ad una autarchia finanziaria e commerciale. E’ facile immaginare come sarebbe trattato il dissenso dei “nemici della Nazione”.

La prima domanda e’: quanto probabile e’ questo scenario? Uno spread al 250 % circa implica una probabilita’ di default parziale (con recovery rate al 40 percento) intorno al 4 percento, piuttosto bassa. Ma sappiamo che quando accadono crisi di default i movimenti dei tassi di interesse assumono caratteristiche catastrofiche anche quando i fondamentali economici non sono cambiati.

La seconda domanda e’: cosa dovrebbe fare l’Europa per evitare questa deriva? Una prima strategia potrebbe essere quella tesa a rafforzare la componente meno radicale della coalizione di governo, predisponendo una serie di “aiuti condizionati”: ricollocamento degli immigrati in cambio della nostra assistenza in mare; spazio per investimenti contro riforme strutturali e riordino della spesa pubblica. Potrebbe non funzionare, e anzi rafforzare gli sfascisti (“a far la voce grossa si ottiene qualcosa”). Una seconda strategia potrebbe essere quella di “vedere il bluff” di Salvini: non fare sconti sui conti ne’ apertura su immigrazione e contare sul fatto che la strategia del “nemico esterno” avrebbe costi micidiali per la stessa Italia. Questa strategia sarebbe oltremodo rischiosa