Sarà la Cina a salvarci dalla recessione?


Il 10 dicembre, alla vigilia dell’incontro di Washington dei 20 paesi più importanti (G20), il governo cinese ha annunciato un’ imponente manovra di sostegno all’economia: nuovi piani di spesa pubblica (edilizia popolare, infrastrutture, sostegni ai prezzi agricoli ) e incentivi fiscali (per gli investimenti) per ben 586 miliardi di dollari, nei prossimi due anni: quasi il 14 % del PIL cinese 2008 (a confronto, gli 80 miliardi di Euro del piano annunciato a dicembre dal governo Berlusconi rappresentano il 4,2% del PIL italiano). Sarà dunque la locomotiva cinese a tirarci fuori dalla recessione? Purtroppo no. Facciamo due conti. La Cina, produce oggi solo 6,8% del PIL mondiale. Tenendo conto che per ogni dollaro di PIL i cinesi importano circa 34 centesimi dal resto del mondo ( ma solo 2,5 centesimi dall’ Europa), si ricava facilmente che i 586 miliardi di dollari di maggiore spesa cinese faranno aumentare le esportazioni europee di circa 804 milioni di Euro: solo lo 0,00007 % del PIL dell’area Euro! D’altro canto, l’effetto potrebbe risultare ancora più piccolo: il governo cinese dovrà indebitarsi sui mercati internazionali per finanziarsi, ovvero attingere alle straordinarie riserve di valuta estera (1800 miliardi di dollari), e questo potrebbe spingere al rialzo i tassi di interesse internazionali, riducendo gli investimenti produttivi nel resto del mondo. In conclusione, i paesi industrializzati, e l’Europa in testa, non potranno contare che su se stessi per uscire dalla recessione: i paesi emergenti, come la Cina, il Brasile , l’India e la Russia, sono locomotive ancora troppo piccole per trainare i giganti malati dell’occidente.