Lavorare meno lavorare tutti?


Lavorare meno, lavorare tutti? La proposta del segretario della CISL Raffaele Bonanni, ispirata al modello tedesco, sembra trovare consensi nel governo e nell’opposizione. Si tratta di introdurre la settimana corta di 3 o 4 giorni nelle imprese in crisi, come alternativa ai licenziamenti. Gli strumenti della Cassa Integrazione, INPS, i “contratti di solidarietà”, e il Fondo Sociale europeo verrebbero impiegati per mitigare la riduzione del reddito dei lavoratori, “facendo sì che possa essere anche un lavorare di meno ma il guadagnare di meno possa essere in pratica impercettibile” (Ministro Sacconi intervistato dal Sole 24ore). Impercettibile? Tralasciamo il “dettaglio” che i precari sarebbero per lo più esclusi poiché non usufruiscono di queste coperture, e che si rischia di salvare imprese decotte. Prendiamo un’impresa che produce automobili, impiegando lavoro (per 2/3 del fatturato) e macchinari (per 1/3). Supponiamo che si verifichi un calo del 20% della domanda di auto (a novembre il calo del mercato in Europa è stato il 26%). Per produrre meno auto, l’impresa dovrà tagliare l’utilizzo di entrambi i fattori del 20% (vedi appendice). Nel breve periodo, quando l’utilizzo dei macchinari è fisso, la riduzione dell’impiego sarà maggiore: il 30%. Anziché licenziare, si potrebbe introdurre la settimana corta di 3 ½ giornate lavorative (4, nel medio termine). Questa opzione comporta però una riduzione del reddito di ciascun lavoratore proporzionale alle minori ore lavorate: il 30% nel breve periodo ed il 20% nel medio. Non è poco da integrare! All’estremo opposto, possiamo chiederci di quanto dovrebbe ridursi il costo di un’ora di lavoro per convincere l’impresa a mantenere inalterato il livello di impiego, quando le vendite si riducono del 20%. Il costo del lavoro per l’impresa dovrebbe ridursi del 60%! Questi semplici calcoli mostrano che l’opzione “lavorare meno, lavorare tutti” richiede comunque una forte riduzione del salario e/o una massiccia detassazione del lavoro (con forti oneri per il bilancio pubblico). Ben venga dunque la solidarietà tra i lavoratori, ma non illudiamoci che esistano scorciatoie a buon mercato.(Metronews 14/1/09)