Il Problema delle Riforme Strutturali è la Deflazione

La strategia di consolidamento fiscale + le riforme strutturali che il
governo è Monti vuole attuare, in linea con le raccomandazioni dell’OCSE e
dell’UE, potrebbe deragliare a causa della deflazione e recessione. La figura domanda-offerta aggregata (AS-AD) aiuta a fare il punto. I tagli
di bilancio (soprattutto gli inasprimenti fiscali e i tagli di spesa) provocano una
riduzione della domanda, spostando la curva AD verso sinistra, e
muovendo l’economia dal punto di equilibrio 1 al punto 2, dove l’output 
(Y) e il livello dei prezzi (P) cadono. Nel
corso del tempo, le riforme strutturali fanno spostare la curva di offerta aggregata AS verso
destra, perchè le liberalizzazioni dei  mercato dei beni e servizi, nonché del mercato del lavoro promuovono la competizione e rimuovono i vincoli di offerta. Nel
breve periodo tuttavia, la domanda può essere influenzata negativamente
da queste riforme, in quanto le imprese trovano più facile licenziare i
lavoratori. le pensioni vengono tagliate e il mercato azionario e il valore delle abitazioni possono contrarsi per le eventuali imposte sulla proprietà e il patriminio (la curva AD continua a spostarsi verso sinistra, e  prezzi e PIL si riducono ulteriormente). La curva di offerta si muove lentamente verso destra portando l’equilibrio dal punto 2 a 3. Si noti che mentre le riforme strutturali aiutano a far uscire l’economia fuori dalla recessione, esse d’altro lato aggravano la caduta dei prezzi. Questo è un grosso problema. Non
solo la produzione e le entrate temporaneamente cadono d’impatto a seguito del 
risanamento dei conti pubblici, ma i prezzi continuano a cadere nel tempo a causa delle riforme strutturali, spingendo verso l’alto i tassi di interesse reali
, soprattutto se i mercato continuano a percepire le obbligazioni sovrane come
rischiose. La deflazione (e la recessione temporanea) quindi accellera  la crescita del rapporto debito/ PIL. La soluzione sta nel cercare di spingere l’economia verso il punto 4 sostenendo la domanda, ma questo è difficile perchè non si possono usare politiche di bilancio espansive nè ricorrere alla svalutazione per accrescere la domanda estera. Si può ricorrere ad una “svalutazione fiscale”. Riducendo i contributi a carico delle imprese e aumentando l’ IVA si riesce a produrre una
diminuzione del prezzo relativo dei beni nazionali / stranieri in modo
che migliori la competitività e cresca la domanda estera ed il livello dei prezzi. Empiricamente questo effetto è probabilmente di scarsa entità. Di più può essere fatto da una politica monetaria QE (quantative easing) . Impegnandosi
a alzare l’obiettivo di inflazione al 5% (come proposto da
Olivier Blanchard) e a comprare il debito deille banche e degli stati  sovrani in difficoltà, la
BCE può ridurre i tassi reali di interesse contribuire a spingere  la curva AD verso il punto di ​​equilibrio
4 (oltre a prendersi cura della crisi di liquidità delle banche e del debito), con l’effetto addizionale di indebolire l’euro rispetto al dollaro promuovendo le esportazioni. Servirebbe anche una politica fiscale tedesca espansiva