Sussidio di disoccupazione e Riforma delle Pensioni: che c’azzecca?

Il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha recentemente sostenuto all’Università “La Sapienza” di Roma che il reddito nazionale potrebbe scendere quest’anno del 2,6%, più del doppio della caduta registrata nell’ultimo anno. Poiché in Italia quando la crescita rallenta di un punto, il tasso di disoccupazione tende ad aumentare di circa un punto e mezzo , se ha ragione Visco i disoccupati passeranno dal 6,7% al 10,6% della forza lavoro, aumentando di oltre 1 milione di unità in un anno. Di questi lavoratori, più della metà sarà verosimilmente costituita da persone prive di qualsivoglia sostegno economico. Bisogna ripensare il sistema degli ammortizzatori sociali, certo, e magari ridisegnare anche un sistema pensionistico più equo e sostenibile. Ma nell’immediato c’è l’emergenza da affrontare! La proposta di Franceschini, il nuovo segretario del PD (un sussidio a chi perde il posto e non ha protezione, per un periodo predefinito) è più che ragionevole. E non costerebbe neppure troppo. Se il governo versasse 500 euro al mese a mezzo milione di persone, spenderebbe 3 miliardi di euro l’anno, lo 0,2% del PIL 2007, poco più del 16% del costo sostenuto dalla pubblica amministrazione per le auto blu (fonte: Quattro ruote). Riformare le pensioni per finanziare il sussidio? La proposta inviata dal governo alla Commissione europea (un aumento graduale dell’età pensionabile fino a 65 anni per le lavoratrici della pubblica amministrazione, a partire dal 201o), prescindendo dal merito, produrrebbe entrate solo tra qualche anno. Servirebbe a “rassicurare” i mercati finanziari della solidità del bilancio? Ne dubito: lo 0,2% de PIL non ha mai spaventato nessuno. Discutere oggi di riforma delle pensioni serve solo ad accrescere l’incertezza dei pensionati e ad aumentarne il risparmio precauzionale, a scapito dei consumi. Non è una buona idea.