Lobbies e Imposte: la Riforma Fiscale secondo l’ IMF

In qualità di (ex)  Technical Assistance Advisor per il Dipartimento di Affari Fiscali del FMI, sono stato sempre colpito dalla qualità dei rapporti dei miei ex colleghi di Washington DC. Il Fondo ha recentemente pubblicato le proprie osservazioni di Assistenza Tecnica sulla Delega Fiscale (DF) del governo Monti. Si tratta del disegno di Legge Delega che stabilisce le linee guida per una riforma del sistema tributario: anche in questo caso la qualità non fa eccezione. Il rapporto  nota che il disegno di DF non affronta alcuni dei problemi cruciali del sistema impositivo, il cuneo fiscale, il più alto tra i paesi OCSE, e la ridotta base imponibile per il gettito dell’IVA. Ma nel complesso esprime un apprezzamento per gli obiettivi e per le recenti misure (IMU, ACE, l’aiuto alla Crescita economica che permette deduzioni per gli amenti di capitale). Segnalo due punti interessanti

  • IVA evasione e esenzioni:  l’IVA è una imposta inefficiente, si sa, nel senso che da un gettito molto più basso che altrove, appena il 6% del PIL (dati 2010), contro un valore potenziale del 15%. La misura di C-efficiency, il rapporto tra entrate effettive e potenziali (= il valore dei consumi moltiplicato per il saggio standard d’imposta) è in Italia del 41% , contro il 58% nella media OCSE. La cosa interessante è che questo è solo in parte dovuto alla scarsa compliance (elusione ed evasione stimata al 30% ),  ma deriva soprattuto dalla minor base imponibile dovuta alle esenzioni. Se si eliminassero queste, e si applicasse a tutti i  consumi l’aliquota standard il gettito aumenterebbe del 60%! , a parità di evasione/elusione. Le esenzioni ci costano 2,5 punti di PIL, le aliquote privilegiate  per alcuni beni/settori altri 2.9 punti di PIL, mentre l’evasione (non compliance) 2.6 punti.
  •  Le tax expenditures sono pervasive (v. tabella sotto). Si tratta di perdite di gettito dovute alle leggi tributarie che permettono deduzioni, esclusioni, esenzioni, rinvii, saggi di imposte preferenziali, relativamente a spese, redditi, investimenti dei particolari settori, attività, regioni, contribuenti. Il Ministero ne conta 720 (!). Le 20 principali valgono 167,3 miliardi, il 10.7% del PIL. Se in alcuni casi queeste esenzioni assolvono una funzione sociale, ad esempio crediti di imposta per salari e pensioni che sostituiscono l’assenza di una soglia minima di reddito esente da imposte (v tabella sotto), altre sono distorsive e frutto di lobbying.  Tra queste l’aliquota IVA ridotta al 10% per nuove costruzioni, e al 4% per hotel e ristoranti .

 Insomma, l’Italia corporativa si vede anche e soprattutto nel sistema tributario.

 
 

fonte: IMF, 2012

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