La “guerra breve” di Libia

Il Ministro Bossi ha strappato al Presidente Berlusconi un voto parlamentare su una mozione che stabilisce che verrà fissata un data “prestabilita” (cioè indipendente dagli sviluppi delle operazioni militari) per la fine del nostro coinvolgimento nella guerra di Libia (in accordo con gli alleati (sic)). Analizziamo brevemente le implicazioni strategiche della proposta (la “guerra breve”, dopo il “processo breve”).

c1) Al tempo t0 la coalizione annuncia che ritirerà i propri mezzi offensivi entro il tempo massimo t1 (diciamo entro l’anno) e intensifica nel frattempo i bombardamenti;
g1) Gheddafi annuncia in t0 un cessate il fuoco unilaterale e intavola (finti) negoziati per prendere tempo per arrivare a t1 (nel frattempo si riarma etc.)

Qui si aprono due scenari:
1) La coalizione accetta di negoziare, e arrivati a t1 si ritira come da mandato: Gheddafi allora massacra i ribelli ponendo fine al conflitto.
2) La coalizione mangia la foglia e non accetta la tregua. Arrivati in t1 (con Gheddafi alive and kicking), approva una nuova risoluzione e posticipa la data del ritiro a t2. In questo caso si riprende da capo (se prima di t1 Gheddafi è eliminato, la guerra finisce, la risoluzione è automaticamente soddisfatta, quindi irrilevante)

Quanto sopra dimostra che la strategia Bossiana di “guerra breve” o non serve a niente, o prolunga il conflitto e rafforza la posizione militare di Gheddafi, o permette a Gheddafi di sbaragliare l’opposizione. Dunque una coalizione che agisse sulla base dei propri interessi (e non di quelli elettorali dell’ On.Bossi) non adotterebbe mai la strategia della “guerra breve”.