Tanto r-IMU-re per nulla

La cancellazione o sospensione della rata IMU ha quasi monopolizzato il dibattito sull’ attività del governo Letta. Ma  il rinvio della rata  avrà almeno l’effetto di stimolare i consumi?
La risposta è che l’impatto sulla domanda sarà trascurabile. Vediamo perché.

Qui faremo le seguenti ipotesi:
 – il rinvio dell’IMU non viene accompagnato da una equivalente riduzione della spesa pubblica;
 – viene rispettato il vincolo europeo di bilancio in pareggio entro la fine del 2013, e dunque
–  la manovra sull’IMU viene  compensata da un’aumento delle imposte sulla casa (o su altre imposte) a breve scadenza
– l’imposta sulla casa è una imposta non distorsiva che colpisce la ricchezza, ma non distorce l’allocazione delle risorse 

Figura 1

Per capire l’impatto del rinvio della rata IMU sui consumi, dobbiamo distinguere tra le famiglie che hanno accesso al credito, e quelle che non ce l’hanno per effetto del credit crunch delle banche.

1.Famiglie proprietarie di case con accesso al credito
Per queste famiglie il rinvio delle imposte IMU non comporta alcuno stimolo ai consumi. Lo sconto fiscale viene interamente risparmiato e i consumi non variano. La ragione è che queste famiglie , sapendo che dovranno per pagare maggiori imposte in futuro (con gli interessi), risparmiano interamente lo sconto fiscale per potere farvi fronte. E’ il cosiddetto risultato di “equivalenza ricardiana” , illustrato nella figura 1 (per chi ha sostenuto micro 1)

2. Famiglie proprietarie di case senza accesso al credito
Queste sono le famiglie che avrebbero desiderato indebitarsi per consumare di più se  se avessero avuto accesso al credito. Ma siccome le banche non prestano loro i soldi, non possono spendere per consumi più del loro reddito disponibile corrente. Per queste famiglie, la riduzione temporanea delle imposte (il rinvio, in effetti) equivale ad un prestito da parte dello stato, prestito che dovranno rimborsare versando con gli interessi lo sconto fiscale. Dunque queste famiglie spenderanno in beni di consumo quanto non pagato in imposte (ma ridurranno poi i consumi quando dovranno “restituire” il prestito allo stato con le maggiori imposte  future,

Figura  2

Vedi fig 2)

La conclusione è che il rinvio dell’IMU provocherà un aumento temporaneo dei consumi pari allo sconto della rata moltiplicato per la percentuale delle famiglie che possiedono la casa e che hanno un vincolo di liquidità. Questo rapporto può essere scomposto in due termini: la percentuale delle famiglie che possiede una casa, e, tra queste, la percentuale che non riesce ad indebitarsi:

Variazione Consumi = Rata IMU * (Fam prop /Tot Fam)*(Fam prop con vincoli liq/Fam prop)

Ora noi sappiamo che 
– la riduzione della rata della prima casa ammonta a circa 2 miliardi;
le famiglie proprietarie di case sono circa il 70% del totale;
– la percentuale di famiglie proprietarie di casa che ha difficoltà ad accedere al credito è un numero non facile da ottenere. Considerando però che

  • la restrizione del credito ha riguardato secondo Bankitalia soprattutto le medie e piccole imprese e i mutui ipotecari (cioè i prestiti alle famiglie che, o non hanno una casa, o ne hanno già una e dunque in entrambi i casi non beneficiano dello sconto IMU per la prima casa)
  • i vincoli di liquidità riguardano le famiglie che non dispongono di collaterale adeguato a garanzia dei loro debiti, e dunque non soprattutto i proprietari di case

se ne deduce che è ragionevole pensare che non più del 30% delle famiglie proprietarie di casa abbia difficoltà di accesso al credito . Perciò, una stima “rule of thumb” dell’effetto sui consumi è:

Variazioni Consumi = 2miliardi* 0.7*0.3 =  420 milioni,

Questa cifra, secondo i dati Eurostat , rappresenta lo 0.00044098191 (4.4 per diecimila) dei consumi privati. 
Non mi sembrà granchè per rilanciare l’economia