Carlo Marx ad Avetrana

(English version on Roubini.com)
Il buon vecchio Carlo Marx sosteneva che la religione fosse l’oppio dei popoli, una droga somministrata ad arte dalla borghesia ai proletari affinché questi ultimi, intontiti e annebbiati dai fumi, divenissero mansueti fornitori di plus-valore per i capitalisti, gli utilizzatori finali di allora. Un anestetico, c’è da scommettere, particolarmente utile durante le crisi sistemiche che, secondo Marx, cronicamente affliggono il modo di produzione capitalista. Se, per effetto di un karma negativo, il filosofo di Treviri rinascesse nell’ Italia contemporanea, ne concluderebbe di averla in larga misura vista giusta (almeno su questo!); ma con due caveat importanti: innanzitutto, la “droga” assume qui le fattezze della “cronaca nera”; e poi a dispensarla a piene mani è, in primis, la televisione di proprietà pubblica. La figura qui sotto mostra (con una linea linea blu) un indice dell’interesse collettivo per il delitto di Avetrana, l’intensità delle ricerche che gli Italiani hanno effettuato su Google nelle ultime settimane, contenenti le parole chiave “omicidio scazzi”; la linea rossa descrive invece l’intensità delle ricerche sul tema della “disoccupazione”(1). (cliccare sulla figura per ingrandirla)
Dal grafico si vede che quando l’interesse suscitato dalle tristi vicende salentine aumenta, l’attenzione sui temi della disoccupazione tende a calare, e viceversa. La questione che Marx si porrebbe allora sarebbe la seguente: basterà quest’anestetico a sedare i giovani precari e disoccupati italiani?

Note:
(1)Il tasso di disoccupazione calcolato dall’Istat si colloca oggi all’ 8.5% della forza di lavoro. Secondo la Banca d’Italia questo dato sottostima la dimensione del fenomeno: quando si includono i lavoratori “scoraggiati” che hanno cessato di cercare attivamente un lavoro ed i lavoratori accupati “a zero ore”, pagati dalla Cassa Integrazione Guadagni, la disoccupazione supera l’11% della forza di lavoro.