I saggi e i numeri

La decisione  del Presidente Napolitano di nominare due commissioni di saggi, una che elabori prosposte di riforme istituzionali ed una per quelle economiche risponde, a mio avviso, alla logica seguente: spostare al centro del dibattito le “cose da fare”, al posto della “maggioranze politica” che deve farle. Le “cose da fare” immediatamente sono note: riforma elettorale, rimborsi dei debiti della  pubblica amministrazione e se c’è tempo, taglio del cuneo fiscale. Ma la “maggioranza politica” non si trova, e non, come sostengono molti opinionisti,  per la “miope ostinazione” dei partiti che chiusi in se stessi , ignorerebbero le esigenze del paese. Non si trova per i “numeri” : i sondaggi indicano che  il M5S perderebbe circa la metà dei consensi (i delusi da Berlusconi) se appoggiasse un governo filo-PD, il PD ne perderebbe almeno altrettanti se appoggiasse una “grosse koalition” con Berlusconi, mentre il PdL può far di tutto perchè comunque conta solo Silvio. E’ irrealistico chiedere ai partiti di suicidarsi tradendo il mandato dei loro elettori. Dunque Napolitano  prende tempo e  pensa allo seguente scenario:

  • le proposte dei saggi vengono fatte proprie dal governo che chiede i voti al Parlamento;
  • PD e PdLvotano a favore delle proposte, ed il PD salvala faccia non avendo fatto un governo con Berlusconi;
  • viene eletto un nuovo Presidente

 A questo punto il nodo dell’ assenza di una maggioranza politica verrebbe al pettine, e, credo, l’unica via d’uscita sarebbe passare al punto 2 del mio precedente post