Deflazione!

Un nuovo spettro si aggira per l’Italia (l’Europa e l’America): la deflazione. Secondo gli ultimi dati dell’ISTAT, la crescita annuale dei prezzi al consumo è rallentata dal 2,7% di novembre al 2,2% di dicembre. Ma su base mensile, sia in novembre che in dicembre i prezzi sono caduti in valore assoluto dello 0,4% e 0,2%, rispettivamente. Il calo dei prezzi è dovuto alla minor domanda di beni. La cosa preoccupante è che, con la deflazione, l’economia rischia di avvitarsi in una spirale recessione – deflazione – recessione. In linea di principio la deflazione potrebbe avere effetti positivi sui consumi: i prezzi più bassi permettono di comprare più beni a parità di spesa (effetto di reddito); inoltre, essa accresce il valore “reale” dei depositi dei risparmiatori, che diventano “più ricchi” e più propensi a spendere (effetto ricchezza). Questi effetti sono però molto piccoli. La deflazione tende al contrario, a deprimere consumi e investimenti, attraverso tre altri canali: a) un effetto ricchezza negativo, che si verifica se si riduce il valore delle abitazioni delle famiglie; b) un aumento dei tassi di interesse “reali” (cioè depurati dall’inflazione): le famiglie risparmiano di più perché, accumulano maggiori interessi, e possono spuntare prezzi più bassi in futuro (un aumento dell’ 1% del tasso di interesse reale fa rallentare la crescita dei consumi dello 0,9% circa ). c) Infine, le imprese hanno minor convenienza a indebitarsi per investire, e le famiglie indebitate stanno peggio. Dal lato dell’occupazione, la deflazione ha effetti ambigui. Quando cresce il valore reale dei salari, diventa più costoso assumere e più conveniente licenziare. D’altro canto, se a ridursi sono i prezzi delle materie prime, diminuiscono i costi per le imprese, e queste tendono a produrre e assumere di più. Ma quanto è grave è il rischio di deflazione? Molto grave, secondo Paul Krugman, premio Nobel per l’economia. La buona notizia è che la politica economica può contrastare il rischio di una spirale deflazione-recessione: è necessario sostenere la domanda con la spesa pubblica e la riduzione delle imposte.La cattiva notizia è che le misure “anti-crisi” previste dal governo avranno un impatto trascurabile sulla domanda. (Metronews, 5/2/09)